BUFALO BILL

BUFALO BILL

Il paese era molto giovane 

i soldati a cavallo era la sua difesa,
il verde brillante della prateria, 

dimostrava in maniera lampante, l'esistenza di Dio.
Del Dio che progetta la frontiera e costruisce la ferrovia.
A quel tempo io ero un ragazzo, che giocava a ramino e fischiava alle donne.
Credulone e romantico, con due baffi da uomo,
se avessi potuto scegliere tra la vita e la morte,
tra la vita e la morte, avrei scelto l'America.
Tra Bufalo e locomotiva,
la differenza salta agli occhi,
la locomotiva ha la strada segnata,
il Bufalo, può scartare di lato e cadere.
Questo decise la sorte del Bufalo,
l'avvenire dei mie baffi
e il mio mestiere.
Ora ti voglio dire, c'è chi uccide per rubare,
e c'è chi uccide per amore,
il cacciatore uccide sempre per giocare,
io uccidevo per essere il migliore.
mio padre guardiano di mucche,
mia madre una contadina,
io unico figlio biondo quasi come Gesù,
avevo pochi anni e poi vent'anni sembran pochi,
poi ti volti a guardarli e non li trovi più.
E mi ricordo infatti un pomeriggio triste,
io col mio amico "Culo di gomma" famoso meccanico.
Sul ciglio di una strada a contemplare l'America,
diminuzione dei cavalli, aumento dell'ottimismo,
mi presentarono i miei cinquant'anni
e un contratto col Circo "Pace e bene",
a girare l'Europa.
E firmai col mio nome e firmai e il mio nome era...
Bufalo Bill.

GIOVANE ESPLORATORE TOBIA

Giovane esploratore Tobia,
quindici anni a settembre presso a poco un bambino,
scrive il suo nome nella grotta del bue Marino,
con la sua strana calligrafia,
giovane esploratore Tobia.
Giovane esploratore Tobia,
nato da un padre d'acciaio e da una madre distratta,
alle spalle un'infanzia igienicamente perfetta
morbillo, tristezza e nessun'altra malattia
giovane esploratore Tobia.
Giovane esploratore Tobia,
parte per la gita scolastica e non sa che fare,
gira la testa e vede un vagone bruciare,
tira l'allarme e salva la ferrovia,
giovane esploratore Tobia.

L'UCCISIONE DI BABBO NATALE

Dolly del mare profondo, 

figlia di minatori
si leva le scarpe e cammina sull'erba,
insieme al figlio del figlio dei fiori.
E fanno la solita strada, 

fino al cadavere del grillo
la luna impaurita li guarda passare
e le stelle sono punta di spillo.
E mentre le lancette camminano,
i due si dividono il fungo,
e intanto mangiando ingannano il tempo,
ma non dovranno ingannarlo a lungo.
Infatti arriva Babbo Natale,
carico di ferro e carbone,
il figlio del figlio dei fiori lo uccide,
con un coltello e con un bastone.
E Dolly, gli pulisce le mani
con una fetta di pane
le nuvole passano dietro alla luna
e da lontano sta abbaiando un cane.
E la neve comincia a cadere,
la neve che cadeva sul prato
e in pochi minuti, si sparse la voce
che Babbo Natale era stato ammazzato.
Così Dolly del mare profondo
e il figlio del figlio dei fiori,
si danno la mano e ritornano a casa
tornano a casa dai genitori.

DISASTRO AEREO SUL CANALE DI SICLIA

Risulta per altro evidente, 

anche nel clima della distensione,
che un eventuale attacco ai paesi arabi, 

vede l'Italia in prima posizione.
Tutto sanno tutto dell'inizio,

 ma nessuno può parlare della fine.
E questa è la storia dell'aereo perduto, 

al largo delle coste tunisine.
La fabbrica di vedove volava, 

a diecimila metri sulla terra siciliana,
il pilota controllava l'orizzonte, 

la visibilità era buona,
il pilota un giovane ragazzo americano, 

ma faceva il soldato a Verona.
E dieci Chilometri sotto, 

ginestre e cemento a due passi dal mare,
e case popolari costruite sulla sabbia, 

nient'altro da segnalare.
Solo la tomba di un giornalista, 

ancora difficile da ritrovare.
E la fabbrica di vedove volava, 

sola come un uccello da rapina,
il mare era una tavola azzurra ormai, 

l'Africa era già più vicina.
Nel cielo soltanto una striscia di neve, 

bianca, bianca di carta velina.

NINETTO E LA COLONIA

La notte si annunciava chiara, la sera era serena
la gente nel cinema assisteva seria al magico:
"Quattro per quattro del Circo di Brema".
Nel cielo all'improvviso si aprì un lampo,
la pellicola di colpo si spezzò
e apparve all'improvviso sullo schermo,
un pellegrino vestito di Chiffon.
E il silenzio piombò come un veleno,
e tutti cominciarono a pregare,
levato il piccolo Ninetto scemo,
che continuò a giocare.
Con una mano dentro ai pantaloni
e un piede leggermente sollevato,
urlò nel cinema la sua domanda:
"Chi è che ti ha mandato?"
e il pellegrino si guardò le unghie e disse:
"Cosi sia, facciamo presto,
chi mi manda non parla la vostra lingua
e non importa che sappiate il resto.
E' troppo tempo che cammino,
vengo dalla montagna e vado al mare.
E' troppo tempo che cammino
e questa sera mi vorrei fermare".
E tre angeli nella notte,
con le catene sotto al giaccone,
facevano la guardia al mistero,
come rondini su un balcone.
E nella notte alle loro spalle,
le loro voci diventavano fumo,
qualcuno cominciava ad aver paura,
ma non parlava nessuno.
E dietro un fondale di stelle,
gli impiegati della compagnia,
rubarono tutta la frutta dagli alberi
e la portarono via.

ATLANTIDE

Lui adesso vive ad Atlantide,
con un cappello pieno di ricordi,
ha la faccia di uno che ha capito,
e anche un principio di tristezza in fondo all'anima.
Nasconde sotto il letto un barattolo di birra disperata,
e a volte ritiene di essere un eroe.
Lui adesso vive in California,
da sette anni sotto una veranda ad aspettare le nuvole,
e diventato un grosso suonatore di chitarre,
e stravede per una donna chiamata Lisa.
Quando le dice "tu sei quella con cui vivere",
gli si forma una ruga sulla guancia sinistra.
Lui adesso vive nel terzo raggio,
dove ha imparato a non fare più domande del tipo:
"conoscete per caso una ragazza di Roma,
la cui faccia ricorda il crollo di una diga
"
Io la conobbi un giorno ed imparai il suo nome,
ma mi portò lontano il vizio dell'amore.
E così pensava l'uomo di passaggio,
mentre volava alto nel cielo di Napoli,
rubatele pure i soldi,
rubatele anche i ricordi,
ma lasciatele per sempre la sua dolce curiosità.
Ditele che l'ho perduta quando l'ho capita,
ditele che la perdono, per averla tradita

IPERCARMELA

La cucina era vuota,
il bicchiere a metà,
l'uomo guardava serio il muro,
poi seguiva il fumo che saliva lento,
verso la lampadina.
La stagione era quasi finita,
l'uomo pensava: "Questa è casa mia".
Nella stanza del letto,
la donna grassa e nervosa,
guardava su un giornale a colori,
la vita di una donna bionda, famosa e ricca.
"con qualche anno in meno", pensò,
"qualche anno di meno, e lei somiglierebbe a me".
E il tempo passa come una colomba,
sulla casa dell'uomo e della donna,
dentro una città pulita e violenta,
la donna partorì una stella e la chiamò Carmela!
Figlia di suo padre e sua madre,
fiocco rosa da crescere in fretta.
Rideva quasi sempre, piangere, non piangeva mai.

ULTIMO DISCORSO REGISTRATO

Che tipo d'uomo legge oggi il vangelo,
che t'hanno fatto agli occhi, Gesù Maria.
Terza domanda quanti anni ho, sotto il cielo
e quante mosche ho torturato nella mia infanzia, 

buona e cattiva.
Prima di diventare uno di loro,
quanto ci ho messo , quanta rabbia
e quanto sesso dietro ai vetri.
Discutevano in quattro in un tramonto italiano,
di politica, estetica e matematica.
Le loro sigarette tiravano il fumo al mulino
e all'improvviso un'esplosione da lontano.
Erano l'ultima guerra e il primo amore,
miti tranquillizzanti, forse droghe pesanti
o mani pietose che chiudono gli occhi.
Ed adesso dimmi quando finirà la guerra,
adesso dimmi quando finirà la guerra,
ed adesso, per favore, dimmi quando  finirà la guerra,
sono stufo di stare nella mia trincea di lusso.
E a questo punto i tre quarti del pubblico,
cominciarono a fischiare e a gridare:
"Ogni cosa al suo posto, quest'uomo è nel posto sbagliato".
ed io vi ho solamente raccontato,
senza niente inventare, l'ultimo discorso registrato,
dell'uomo che voleva parlare,
dell'uomo che voleva parlare...

FESTIVAL
Dalla città dei fiori,
disse chi lo vide passare,
che forse aveva bevuto troppo,
ma per lui era normale.
Qualcuno pensò fu problema di donne,
un altro disse, proprio quasi come Marylin Monroe.
Lo portarono via in duecento,
peccato fosse solo quando se ne andò.
La notte che presero il vino
e ci lavarono la strada.
Chi ha ucciso quel giovane angelo
che girava senza spada.
E l'uomo della televisione disse:
"Nessuna lacrima vada sprecata,
in fin dei conti cosa c'è di più bello della vita,
la primavera è quasi cominciata
".
Qualcuno ricordò che aveva dei debiti,
mormorò sotto banco che quello era il motivo.
Era pieno di tranquillanti,
ma non era un ragazzo cattivo.
La notte che presero le sue mani,
e le usarono per un applauso più forte.
Chi ha ucciso il piccolo principe,
che non credeva nella morte.
E lontano, lontano si può dire di tutto,
non che il silenzio non sia stato osservato.
L'inviato della pagina musicale scrisse:
"tutto è stato pagato".
Si ritrovarono dietro il palco,
con gli occhi sudati e le mani in tasca.
Tutti dicevano: "io ero stato suo padre",
purché lo spettacolo non finisca.
La notte che tutti andarono a cena
e canticchiarono la "Vie en rose"
chi ha ucciso, il figlio della portiera,
che aveva fretta, che non si fermò.
E così fu la fine del gioco,
con gli amici venuti da lontano.
a deporre una rosa sulla cronaca nera,
a chiudere un occhio, a stringere una mano.
Alcuni lo ricordano ancora, mentre accende una sigaretta,
altri ne hanno fatto un monumento,
per dimenticare un po' più in fretta.
La notte che presero il vino e ci lavarono la strada,
chi ha ucciso quel giovane angelo,
che girava senza spada.
SANTA LUCIA

Santa Lucia,
per tutti quelli che hanno gli occhi
e un cuore, che non basta agli occhi.
E per la tranquillità di chi va per mare,
e per ogni lacrima sul tuo vestito,
per chi non ha capito.
Santa Lucia,
per chi beve di notte e di notte muore e di notte legge
e cade sul suo ultimo metro.
Per gli amici che vanno e ritornano indietro,
e hanno perduto l'anima e le ali.
Per chi vive all'incrocio dei venti
ed è bruciato vivo.
Per le persone facili, che non hanno dubbi mai,
per la nostra corona di stelle e di spine.
Per la nostra paura del buoi e della fantasia.
Santa Lucia,
il violino dei poveri è una barca  sfondata,
è un ragazzino al secondo piano,
che canta, ride e stona,
perché vada lontano, fa che gli sia dolce,
anche la pioggia nelle scarpe,
anche la solitudine.

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