PEZZI

VAI IN AFRICA, CELESTINO!

Pezzi di stella, pezzi di costellazione

Pezzi d'amore eterno  pezzi di stagione

Pezzi di ceramica pezzi di vetro

Pezzi di occhi che si guardano indietro

Pezzi di carne pezzi di carbone

Pezzi di sorriso pezzi di canzone

Pezzi di parola pezzi di Parlamento

Pezzi di pioggia pezzi di fuoco spento

Ognuno è fabbro della sua sconfitta

E ognuno merita il suo destino

Chiudi gli occhi e vai in Africa, Celestino!

 

Pezzi di strada pezzi di bella città

Pezzi di marciapiedi pezzi di pubblicità

Pezzi di cuori pezzi di fedi

Pezzi di chilometri e pezzi di metri

Pezzi di "come " pezzi di "così"

Pezzi di plastica pezzi di mtv

Pezzi di scambio pezzi sotto scacco

Pezzi di gente che si tiene il pacco

Ognuno è figlio del suo tempo

Ognuno è complice del suo destino

Chiudi la porta e vai in Africa, Celestino!

 

Pezzi di storia pezzi di divisione

Pezzi di Resistenza pezzi di Nazione

Pezzi di Casa Savoia pezzi di Borbone

Pezzi di corda pezzi di sapone

Pezzi di bastone pezzi di carota

Pezzi di motore contro pezzi di ruota

Pezzi di fame pezzi di immigrazione

Pezzi di lacrime e pezzi di persone

Ognuno è figlio della sua sconfitta

Ognuno è libero col suo destino

Butta la chiave e vai in Africa, Celestino!

 

Pezzi di pericolo pezzi di coraggio

Pezzi di vita che diventano viaggio

Pezzi di Pasqua pezzi di Natale

Pezzi di bene dentro a pezzi di male

Pezzi di mascalzone pezzi che non sei altro

Pezzi di velocità lungo pezzi d'asfalto

Pezzi di briciole pezzi di vetrina

Pezzi di colla da annusare pezzi di diossina

Ognuno porta la sua croce

Ognuno inciampa sul suo destino

Apri gli occhi e vai in Africa, Celestino!

 

Pezzi di emozione che non si interrompe
Pezzi di musica sotto le bombe
Pezzi di maggioranza pezzi d’opposizione
Pezzi di speranza e pezzi d’informazione
Pezzi di ferro pezzi di cemento
Pezzi di deserto pezzi di frumento
Pezzi d’incenso pezzi di petrolio
Pezzi di kerosene e pezzi di gasolio
Ognuno brucia come vuole
Ognuno è vittima ed assassino
Gira i tacchi e vai in Africa, Celestino!

NUMERI DA SCARICARE

Guarda quel treno

che sta arrivando da lontano

Guarda quel treno

che sta arrivando da lontano

E' nero come il fumo

e sta arrivando piano piano

Sai che cosa c'è?

Non c'è niente da vedere su quel treno

Sai che cosa c'è?

Non c'è niente da guardare dal finestrino

Solo madri senza latte

e cenere dal camino

C'è odore di bruciato

e bambini soldato sepolti in piedi

C'è odore di bruciato

e bambini soldato sepolti in piedi

Puoi pure non guardare

ma non è possibile che non vedi

Nessuno che ti chiama

nessuno che ti chiede se vuoi ballare

Nessuno che ti chiama

e nessuno che ti chiede se vuoi ballare

Sei fuori dalle spese

e ti ci devi abituare

E' gente come te e me

o sono numeri da scaricare

E' gente come te e me

o sono numeri da scaricare

E' l'inferno che avanza

ma non ti devi preoccupare

GAMBADILEGNO A PARIGI

E allora sognò Atene

e la sua bocca spalancata

E la sua mano da riscaldare

e la sua vita stonata

E quel suo mare senza onde

e la sua vita gelata

E allora sognò Atene

sotto una nevicata

Guardalo come cammina

ballerino di samba

E come inciampa in ogni spigolo

innamorato e ridicolo

Come guida la banda

come attraversa la strada

senza una gamba

Portami via da questa terra

da questa pubblica città

Da questo albergo tutto fatto a scale

da questa umidità

Dottoressa chiamata Aprile

che conosci l'inferno

Portami via da questo inverno

portami via da qua

E allora sognò Atene

e l'ospedale militare

Ed i soldati carichi di pioggia

e un compleanno da ricordare

Ed un ombrello sulla spiaggia

e un dopoguerra sul lungomare

E allora sognò il tempo

che lo voleva fermare

Guardalo come cammina

Lazzaro di Notre Dame

Come sta dritto nella tempesta

alla fermata del tram

Chiama un tassì si mette avanti

dai Campi Elisi alla Grande Arche

Gambadilegno avanti avanti

avanti marsch!

TEMPO REALE

Paese di terra terra di cani

Paese di terra e di polvere

Paese di pecore e pescecani

E fuoco sotto la cenere

Dentro le stanze del Potere l'Autorità

va a tavola con l'anarchia

Mentre il ritratto della Verità si sta squagliando

e la vernice va via

E il Pubblico spera che tutto ritorni com'era

che sia solo un fatto di tecnologia

E sotto gli occhi della Fraternità

la Libertà con un chiodo tortura la Democrazia

Paese di terra terra di fumo

paese di figli di donne di strada

E dove se rubi non muore nessuno

E dove il crimine paga

C'è un segno di gesso per terra

e la gente che sta a guardare

Qualcuno che accusa qualcuno

Però lo ha visto solamente passare

E nessuno ricorda la faccia del boia

è un ricordo spiacevole

E resta soltanto quel segno di gesso per terra

Però non c'è nessun colpevole

 Paese di zucchero, terra di miele

Paese di terra di acqua e di grano

Paese di crescita in tempo reale

E piani urbanistici sotto al vulcano

Paese di ricchi e di esuberi

e tasse pagate dai poveri

E pane che cresce sugli alberi

e macchine in fila nel sole

Paese di banche, di treni di aerei di navi

che esplodono

Ancora in cerca d'autore

Paese di uomini tutti d'un pezzo

Che tutti hanno un prezzo

e niente c'ha valore

 Paese di terra terra di sale

e valle senza più lacrime

Giardino d'Europa, stella e stivale

Papaveri e vipere e papere

dov'è finita la tua dolcezza famosa tanto tempo fa

E' chiusa a chiave dentro la tristezza

dei buchi neri delle tue città

Chissà se davvero esisteva una volta o se era una favola

o se tornerà

E però se potessi rinascere ancora

Preferirei non rinascere qua.

 

PAROLE A MEMORIA

Era solo per ricordare

il primo verso di una poesia

Una scusa per chiedere scusa

un modo elegante per andarsene via

O soltanto per averti pensato

o aver pensato male

Per averti dimenticati

nei regali di natale

E averti visto sanguinare le ossa

e maledire domani

E aver lasciato le tue rose bianche

a un matrimonio albanese

E per non darti un dispiacere

per non farmi notare

per guardarti dormire

 

Era solo per ricordare

un altro tipo di situazione

Come una piccola città di mare

e una stufa a carbone

Che non tirava se  tirava vento

sul tuo cappotto rivoltato

Ma sotto i portici sentivi già l'estate

ed una birra d'un fiato

Poi d'improvviso tutti gli anni per terra

come i capelli dal barbiere

Come la vita che non risponde

e il tempo fa il suo dovere

Ed il barbiere con la chitarra

vuole sentirti suonare

E per non darti un dispiacere

per non farmi notare

per guardarti dormire

 

Era solo per chiacchierare

versare il vino spezzare il pane

Pagare pegno, ricominciare

parlare al cane

Era solo per ricordare

l'ultimo verso dell'Infinito

ed i tuoi occhi come lo stagno

e una carezza sul tuo vestito

che certamente non aveva senso

o aveva senso trovarci allora?

Se tutto quanto era già stato detto

o c'erano cose da dire ancora?

Ma non avevo tempo da perdere

e tu tempo da dare

E per non darti un dispiacere

per non farmi notare

per guardarti dormire

 

LA TESTA NEL SECCHIO

Ho messo la testa nel secchio

e nel secchio c'è acqua e sale

Ho messo la testa nel secchio

e devo bere per non affogare

Ho messo la testa nel secchio

dentro al secchio per guardare

cosa c'era dentro al secchio

e dentro al secchio c'era il mare

 

E chissà quanto ho viaggiato

quante volte sono stato

quanti ponti ho attraversato

quante scale che ho salito

Quando tu indicavi il cielo

mentre io guardavo il dito

E chissà quanto ho viaggiato

quante pagine ho strappato

Quanto amore ho visto in giro

quanto ne ho dimenticato

Ma ho del sangue nei capelli

e non so chi mi ha ferito

E il treno sta partendo

e non è ancora partito

 

Ho messo la testa nel secchio

come in un pozzo per afferrare

un coltello dalla parte sbagliata

o un riflesso lunare

Una stella camaleonte o una corrente tropicale

o la voce di una donna in fondo al secchio

che ti chiede "Sai nuotare?"

 

E chissà quanto ho viaggiato

quante facce sono stato

Quante volte ho chiuso gli occhi

quanta polvere ho mangiato

Quante volte ho chiesto scusa

quante volte ho perdonato

E chissà quanto ho viaggiato

quanta gente ho conosciuto

e se mi riconosceresti

dopo il tempo che è passato

Come sabbia dentro al vetro

come vento sul vestito

E il treno sta partendo

e non è ancora partito

 

Ho messo la testa nel secchio

come in un sogno da attraversare

Come chilometri di luce nera

come un bagaglio da recuperare

nelle stazioni di mezzanotte

senza volermi svegliare

per qualcosa che non ha orario

 

Ma non può aspettare

E chissà quanto ho viaggiato

Quante carte ho rivoltato

Quante volte ho preso l'asso

Quante volte l'ho buttato

Quante volte l'ho visto il sole

Quante volte l'ho guardato

E chissà quanto ho viaggiato

e se sono mai arrivato

Se ho scommesso, se ho pagato

Se ho promesso ed ho tradito

Quante volte ho confessato

senza essermi pentito

E il treno sta partendo

e non è ancora partito

PASSATO REMOTO

Il più bel sogno fu

il sogno non sognato

E il miglior bacio

quello non restituito

Ed il più lungo viaggio 

fu quel viaggio

che non fu iniziato

E fu senza saluto

il più compiuto addio

Consegna il mio stipendio 

al Dio dei ladri

raccogli le mie vesti 

e spargi il sale

Se vuoi ti puoi tenere i libri e i quadri

oppure puoi buttarli tu

Il più bel giorno fu

il giorno consumato

Ed il più dolce fiato

quello trattenuto

Durò una vita intera

l'ultimo minuto

E non fu mai passato

il tempo che passò

 

Quel pomeriggio che ti ho detto 

"Scusami ma qualche volta chiamami anche tu"

E ancora adesso non ci posso credere

che non ti avrei rivisto più.

 

IL PANORAMA DI BETLEMME

Un uomo ferito alla schiena

sulla sabbia si trascina

E sente la terra che chiama

sente la notte che sta per venire

E dice Signore ti prego

lasciami respirare

lasciamo un po' riposare

prima che devo morire

E dice Signore lo vedi

questa mosca dispettosa

che vola sulla mia schiena

e ancora non si posa

 

Un uomo disteso per terra

in una terra di frontiera

Che guarda la riva del fiume

che piano piano diventa nera

E dice non era la mia intenzione

rubare l'albero del pane

Ma non sono quel tipo di uomo

che si arrende senza sparare

E adesso ridammi i miei gradi

restituiscimi il comando

Che questa mosca continua a volare

mentre mi sto dissanguando

 

E intanto le ombre si allungano

e nascondono la spianata

Gli eserciti si riposano

alla fine della giornata

E l'uomo che sta morendo

prova a togliersi gli stivali

E dice Signore le mosche

non dovrebbero avere ali

E dice Signore lo vedi

il panorama di Betlemme

Questo cielo senza riparo

questo sipario di fiamme

 

CARTELLO ALLA PORTA

Ho fatto il pieno e cammino di notte 

come uno scemo,
e mi prendo gli schiaffi e le botte 

del freddo e del vino.
E premo l'acceleratore 

quando incrocio le luci blu.
Ho fato il pieno, ho perso il treno, 

di quei treni che non passano più.
C'è un cartello alla porta dice non disturbare
sarà che non mi ami o che non mi vuoi amare.
C'è un cartello alla porta dice forse domani
ma domani, domani chissà,
ma domani, domani chissà.
Ho fatto il pieno e mi viene da ridere 

come a un bambino
e confondo le stelle e il soffitto l

a notte ed i sogni e il cuscino.
Ed è tardi per chiedersi adesso, 

chi ha vinto e chi ha perso, chi ha giocato di più.
Ho perso il treno, ho fatto il pieno, 

di quei pieni che non passano più.
C'è un cartello alla porta dice non disturbare,
sarà che non mi ami o che non mi vuoi amare.
C'è un cartello alla porta dice forse domani,
ma domani, domani chissà.

LE LACRIME DI NEMO - L'ESPLOSIONE - LA FINE

Chiaro di luna scendi in fondo al mare

e arriva dove il vento non può arrivare

e trova le parole per calmare

quest'acqua che si mescola col mare

quest'onda sulla riva della ciglia

Che un po' t'incanta e un po' ti meraviglia

Che un po' t'incanta e un po' ti meraviglia

 

Fiore di scienza e libero pensiero

Ancora senza nave e vela senza veliero

bottiglia mezza vuota e mezza piena

e pesci e luci e canto di balena

Chiaro di luna segnami il futuro

e mescola l'idrogeno e il carburo

e mescola l'idrogeno e il carburo

e passo dopo passo piano piano

 

Illumina i miei passi con i tuoi

che ogni passo avanti è un passo in meno

e meno ossigeno nei serbatoi

illumina le torri medievali

 

E i falchi e il tempo e i sogni e gli ideali

e le città sconfitte in fondo al fumo

e il sangue e l'innocenza di nessuno

il sangue e l'innocenza di nessuno

IL VESTITO DEL VIOLINISTA

Era il vestito del violinista 

che vedevamo sventolare

il giorno che passò la guerra 

sulle rovine della Cattedrale

Dietro le ombre e la polvere 

fino al sonno e alla fame

fino all'Albergo dei Poveri 

sull'asfalto e il catrame

 

Così che il vento lo muoveva 

come si muove una bandiera

come un angelo in mezzo al cielo 

come una fiaccola nella sera

E vedevamo con i nostri occhi 

alla fine della preghiera

fucilare i feriti sul portone della galera

 

Ed era quello l'unico suono 

ed a quel suono marciavamo

nell'acqua nera delle risaie 

ed in mezzo ai campi senza più grano

Dove il vestito del violinista 

stava seduto ad aspettare

che ritornassero i prigionieri 

come onde dal mare

 

Ma poi l'esercito si fece avanti 

e gridavamo "Assassini!

Fermatevi! Non vedete! Noi siamo i bambini!"

Fino a che tutto diventa rosso 

e non si può più guardare

tutto diventa rosso 

e non si deve guardare

 

Non c'era strada per andare avanti 

non c'era strada per ritornare

Non c'era rotta ne direzione da recuperare

Solo il vestito del violinista 

come una macchia più scura

come un fantasma nella foresta 

dentro la nostra paura

 

E d'improvviso fu tutto fermo 

nell'immanenza del temporale

quando l'effimero divenne eterno 

come una statua di sale

Quando il vestito del violinista 

fu seppellito nel cielo

come un'immagine una pittura, 

come qualcosa che non era vero

 

Così sentimmo nell'aria forte 

la ridondanza delle campane

come un ricordo che faceva piangere, 

come l'odore del pane

Come vedere spuntare il sole 

dall'altra parte del muro

e falegnami e filosofi 

fabbricare il futuro

TORNA ALL'INDICE