Il canto delle sirene

De Gregori

Non sarà il canto delle sirene, che ci innamorerà.
Noi lo conosciamo bene, l'abbiamo sentito già
e nemmeno la mano affilata, di un uomo o di una divinità.
Non sarà il canto delle sirene, in una notte senza lume.
A riportarci sulle nostre tracce dove l'oceano risale il fiume,
dove si calmano le onde, dove si spegne il rumore.
Non sarà il canto delle sirene, ascoltaci o Signore.
mio padre era un marinaio, conosceva le città.
mio padre era un marinaio, partito molti mesi fa.
Mio figlio non lo conosce, mio figlio non lo saprà.
Mio padre era un marinaio, partito molti mesi fa.
Non sarà il canto delle sirene, nel girone terrestre,
ad insegnarci quale ritorno, attraverso alle tempeste.
Quando la bussola si incanta, quando si pianta il motore.
Non sarà il canto delle sirene, a addormentarci il cuore,
quando l'occhio di Ismaele si affaccia da dietro al sole,
e nella schiuma della nostra scia, qualcosa appare e scompare.
Non sarà il canto delle sirene, che non ci farà guardare.
Mio padre era un marinaio, e andava a navigare.
se l'è portato il vento, se l'è mangiato il mare.
Mio padre era un marinaio, girava le città.
Mio figlio non le conosce, ma le conoscerà.
Non sarà il canto delle sirene che ci addormenterà,
l'abbiamo sentito bene, l'abbiamo sentito già.
Ma sarà il coro delle nostre donne, da una spiaggia di sassi.
Sarà la voce delle nostre donne a guidare i nostri passi,
i nostri passi nel vento e il vento ci prende per vela.
Sarà di ferro la sabbia, sarà di fuoco la sera
Ascoltaci o Signore, perdonaci la vita intera.
Mio padre era un marinaio, conosceva le città,
Partito il mese di febbraio, di mille mesi fa.
Mio figlio non lo ricorda, ma lo ricorderà.
Mio padre era un marinaio mio figlio lo sarà.

Pilota di guerra

De Gregori

Non per entrare nel merito del motore.
Ma ogni motore ha una musica ed io la so.
Così per sempre la farò cantare,
per questa mia povera terra da Sud a Nord.
E quanto è solo un uomo lo sa solo Dio,
mentre volo sopra le ferite della città.
e come a un grande amore gli dico addio,
e come è solo un uomo lo so solo io.
oltre le nuvole, oltre le nuvole,
o se è possibile ancora un minuto più in là.
Con questa notte ai miei piedi,
più nera e più buia a vederla da qua,
ma un giorno il giorno tornerà.
Così la vita vola sotto le ali,
e passa un'altra notte su questa guerra.
E sulle case degli uomini tutti uguali,
nel grande orfanatrofio della terra.
E a cosa serve un uomo lo so solo io,
che spargo sale sopra le ferite delle città.
e come a un grande amore gli dico addio,
e a cosa serve un uomo lo sa solo Dio.
Oltre le nuvole, oltre le nuvole,
o se è possibile ancora una vita più in là.
Con questa notte ai miei piedi,
più nera e più buia a vederla da qua,
ma un giorno il giorno tornerà.

Capatàz

De Gregori

Non siamo nati mica ieri Capatàz,
non siamo nati mica ieri.
Non siamo mica prigionieri,
dentro la stella di questa bella modernità.
non siamo nati mica per morire qua.
Se provi a aprire la finestra Capatàz
e coi tuoi occhi guardi fuori.
Quanto persone che non contano
e invece contano e si stanno contando già,
stanno soltando aspettando un segno, Capatàz.
Questo vecchio segno, quando cambia il vento,
quando cambia il vento arriverà.
Questo vecchio legno, quando si alza il vento,
quando si alza il vento navigherà.
Non siamo nati mica ieri Capatàz.
se provi entrare nella mia testa Capatàz,
e coi miei occhi guardi fuori,
quante persone e quanti cuori,
quanti colori e a posto di quel grigio quante novità.
C'è un altro tipo di futuro che aspetta, Capatàz
Questo vecchio segno, quando cambia il tempo,
quando cambia il tempo arriverà.
Questo vecchio legno, come si alza il vento,
come si alza il vento navigherà.
C'è, un altro tipo di futuro, Capatàz.

Pane e Castagne

De Gregori

Mangiamo pane e castagne, in questo chiaro di luna.
le mani bene ancorate, su questa linea.
Domani ce lo diranno, dove dobbiamo andare.
Domani ce lo diranno, cosa dobbiamo fare.
Ci sta una terra di nessuno, da qualche parte nel cuore,
come un miraggio incastrato, tra la noia e il dolore.
Domani ce lo diranno, dove dovremo passare,
ma c'è una terra di nessuno, ci si deve passare.
Aspettami ogni sera, davanti a quel portone,
e se verrai stasera, ti chiamerò per nome.
Chissà che occhi avremo, chissà che occhi avrò,
ma se mi chiami amore, io ti risponderò.
Mangiamo pane e castagne, come una poesia,
perduta nella memoria, dai tempi di scuola.
Domani ce lo diranno, cosa vorranno che sia,
ce lo diranno domani, prima di andare via.
Aspettami ogni sera, davanti a quel portone,
e se mi chiami amore, mi chiamerai per nome.
Chissà che occhi avremo, chissà che occhi avrò,
ma se mi chiami amore, ti riconoscerò.

Nero

De Gregori

Dalla periferia del mondo
a quella di una città
la strada non è una caramella
e il nero lo sa.
Dimmi dove si va a dormire,
dimmi dove si va a finire,
dimmi dove si va.
Il nero che scarpe nere che c'ha!
Dalla periferia del mondo
il nero neronerò.
Fu scaricato non ancora giorno
da un vecchio furgone Ford.
Si stropiccia gli occhi, balla e cammina,
e canta sotto al cielo di Latina,
grande città del nord,
il nero che ritmo che rock e che roll!
Dalla periferia del mondo
a quella di una città,
la vita non è una scampagnata
e il nero lo sa
Preso a calci dalla Polizia,
incatenato a un treno da un foglio di via,
oppure usato per un falò,
il nero, te lo ricordi il nero, quando arrivò?
Che si sbarbava con un pezzo di specchio
e un orecchio si tagliò,
e andava sanguinando avanti e indietro
e rideva e diceva, "sono Van Gogh!"
E aveva dentro agli occhi una malattia,
o chissà quale tipo di ipocondria,
d'ipocondria d'amor,
il nero che peste, il nero!

Mimi sarà

De Gregori

Sarà che tutta la vita è una strada con molti tornanti,
e che i cani ci girano intorno con le bocche fumanti.
Che se provano noia, tristezza o dolore o amore non so.
Sarà che un giorno si presenta l'inverno e ti piega i ginocchi,
e tu ti affacci da dietro a quei vetri che sono i tuoi occhi,
e non vedi più niente e più niente ti vede, più niente ti tocca.
sarà che io col mio ago ci attacco la sera alla notte,
e nella vita ne ho viste, ne ho prese e ne ho date di botte,
che nemmeno mi fanno più male e nemmeno mi bruciano più.
Dentro al mio cuore di muro e metallo, dentro la mia cassaforte,
dentro la mia collezione di amori con le gambe corte,
ed ognuno c'ha un nunero e sopra ognuno una croce,
ma va bene lo stesso, va bene così.
Chiamatemi Mimì,
per i mie occhi neri e i capelli
e i miei neri pensieri.
C'è Mimì che cammina sul ponte per mano alla figlia
e che guardano giù.
Per la vita che ho avuto e la vita che ho dato,
per i mie occhiali neri.
per spiegare alla figlia che domani va meglio
e vedrai cambierà.
Come passa quest'acqua di fiume,
che sembra che è ferma, ma hai voglia se va.
Come Mimì che cammina per mano alla figlia,
chissà dove va.
Sarà che tutta la vita è una strada e la vedi tornare,
come le lacrime tornano agli occhi e fanno più male.
E nessuno ti vede e nessuno ti vuole  per quello che sei.
Sarà che i cani, stanotte alla porta li sento abbaiare,
sarà che sopra al tuo cuore c'è scritto "Vietato passare".
Il tuo amore è un segreto, il tuo cuore un divieto,
personale al completo, ma va bene così.
Chiamatemi Mimì, chiamatemi Mimì.
Per i miei occhi neri e i capelli
e i mie neri pensieri,
c'è Mimì che cammina sul ponte  per mano alla figlia
e che guardano giù.
Per la vita che ho avuto e la vita che ho dato,
per i miei occhiali neri.
Per spiegare alla figlia che domani va meglio
e vedrai passerà.
Come passa quest'acqua
che sembra che è ferma ma hai voglia se va.
Come Mimì che cammina per mano alla figlia,
chissà dove va.

Spalle larghe

De Gregori

Un uomo con le spalle larghe,
ecco cosa ci vorrebbe per te,
che ti capisce senza farlo capire
e non ti spieghi mai perchè.
Che ti conosca da quando eri piccola
o che da piccolo ti immaginava già.
un uomo con le spalle larghe,
lo sa bene lui come si fa.
Un uomo con le spalle larghe,
la paura non sa nemmeno che è.
Se tira freddo alza il bavero
e corregge il caffè.
Può ritornare sporco di rossetto,
tanto ha una faccia che non tradisce,
un uomo come ce ne sono tanti,
che quando vuole non capisce.
un uomo con le spalle larghe,
la fortuna  non sa nemmeno che è,
ogni sera fa cadere le stelle,
ogni mattina le raccoglie con te.
E se bastassero le cartoline,
te ne manderebbe ogni anno,
e poi potresti vederlo piangere,
come gli uomini non fanno.
Un uomo che mangia il fuoco
e per scaldarsi si fa bruciare,
diventa cenere a poco a poco
ma non la smette di amare.
un uomo con le spalle larghe,
tutta la vita ti prenderà,
per insegnarti e per impararti,
se mai la vita basterà.
In una grande casa con le finestre aperte,
in certe stanze piene di vento,
un uomo con le spalle larghe,
una buona misura del tempo.

I matti

De Gregori

I matti vanno contenti, tra il campo e la ferrovia,
a caccia di grilli e serpenti, a caccia di grilli e serpenti.
I matti vanno contenti, a guinzaglio della pazzia,
a caccia di grilli e serpenti, tra il campo e la ferrovia.
I matti non hanno più, niente, intorno a loro più nessuna città,
anche se strillano chi li sente, anche se strillano che fa.
I matti vanno contenti, sull'orlo della normalità,
come stelle cadenti, nel mare della tranquillità.
Trasportando grandi buste di plastica,
del peso totale del cuore.
Piene di spazzatura e di silenzio,
Piene di freddo e rumore.
I matti non hanno un cuore o se ce l'hanno è sprecato,
è una caverna tutta nera.
i matti ancora lì a pensare a un treno mai arrivato,
e a una moglie portata via da chissà quale bufera.
I matti senza la patente per camminare,
i matti tutta la vita dentro la notte, chiusi a chiave.
I matti vanno contenti, fermano il traffico con la mano,
poi attraversano il mattino, con l'aiuto di un fiasco di vino.
Si fermano lunghe ore a riposare.
le ossa e le ali, le ossa e le ali.
E dentro alle chiese, ci vanno a fumare.
centinaia di sigarette, davanti all'altare.

Vecchia valigia

De Gregori

Vecchia valigia come va,
quanto tempo è volato già.
Quante mani sono passate fra le nostre dita.
Vecchia stella del mio cuore,
vecchio cuore della mia vita.
Vecchia valigia ancora buona per una gita.
Come la luce da un finestrino di treno,
la vita abbaia e morde,
un giorno al centro del quadrato,
e il giorno dopo alle corde.
E nessuno che si faccia in quattro
per volerti aiutare.
Ma forse siamo solo noi che non sappiamo cercare.
Vecchia ragazza come va,
beato chi ti conosceva già,
prima che ti andasse via dagli occhi tutto quel mare,
quando ogni giorno pareva un anno,
tutti gli anni insieme un passeggiata,
vecchia ragazza, quand'eri giovane e disperata.
Come una  luce dal finestrino di treno,
la vita morde
un giorno scava più piano
e il giorno dopo più forte,
ma per l'acqua di quel miraggio quanta strada da fare,
ma forse siamo solo noi che non sappiamo viaggiare.
Vecchia valigia come va
Guarda quanta notte se ne è andata già,
se ci stai attenta puoi sentire gli uccelli cantare,
Vecchia stella del mio cuore,
vecchio cuore della mia vita,
vecchio amore ancora buono per una gita.
Come la luce da un finestrino di treno,
la vita vola,
lascia lacrime di madreperla
fra le nostre lenzuola
e se provi a voltarti indietro,
non c'è molto da raccontare,
ma forse siamo solo noi che non sappiamo guardare.

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