TITANIC 

BELLI CAPELLI

Belli capelli, capelli neri,
che t'ho aspettato tutta notte
e tu chissà dov'eri.
Capelli lunghi che arrivavano fino al mare
belli capelli, che nessuno li può tagliare.
Belli capelli, capelli d'oro,
che in mezzo a tutta quanta quella gente
mi sentivo solo.
Capelli d'oro, che sei partita 

e chi lo sa se torni,
belli capelli, che mi tradivano tutti i giorni.
Capelli come autostrade,
la mattina sopra il tuo cuscino,
che quando tira vento 

diventano i capelli di un ragazzino.
Capelli così lontani 

che nessuno li può vedere.
Capelli così sottili, 

che basta niente che li fai cadere.
Belli capelli, capelli bianchi
che si fermarono al una fontana
a pettinare gli anni.
Capelli stanchi dentro allo specchio di un bicchiere di vino.
Belli capelli che stanotte è notte ma verrà mattino.

CATERINA

Poi arrivò il mattino e col mattino un angelo
e quell'angelo eri tu.
Con due spalle da uccellino 

in un vestito troppo piccolo,
e con gli occhi ancora blu.
E la chitarra veramente 

la suonavi molto male,
però quando cantavi, 

sembrava Carnevale.
E una bottiglia ci bastava 

per un pomeriggio intero
a raccontarlo oggi, 

non sembra neanche vero.
e la vita Caterina, lo sai, 

non è comoda per nessuno.
Quando vuoi gustare fino in fondo 

tutto il suo profumo,
devi rischiare la notte, 

il vino, e la malinconia,
la solitudine e le valigie 

di un amore che è volato via.
E Cinquecento catenelle 

che si spezzano in un secondo,
e non ti bastano per piangere 

le lacrime di tutto il mondo.
Chissà se in quei momenti 

ti ricordi della mia faccia,
quando la notte scende 

e ti si gelano le braccia.
Ma se soltanto per un attimo, 

potessi averti accanto,
forse non ti direi niente, 

ma ti guarderei soltanto.
Chissà se giochi ancora 

con i riccioli sull'orecchio,
o se guardandomi negli occhi, 

mi troveresti un po' più vecchio.
E quanti mascalzoni hai conosciuto 

e quanta gente,
e quante volte hai chiesto aiuto,

 ma non ti è servito a niente.
Caterina questa tua canzone

 la vorrei veder volare
per i tetti di Firenze, 

per poteri conquistare.

LA LEVA CALCISTICA DELLA CLASSE '68

Sole sul tetto dei palazzi in costruzione,
sole che batte sul campo di pallone,
e terra e polvere che tira vento e poi magari piove.
Nino cammina che sembra un uomo,
con le scarpette di gomma dura,
dodici anni e un cuore pieno di paura.
Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore lo vedi dal coraggio,
dall'altruismo e dalla fantasia.
E chissà quanti ne hai visti e quanti ne vedrai,
di giocatori tristi che non hanno vinto mai,
ed hanno appeso le scarpe a qualche tipo di muro
e adesso ridono dentro al bar.
E sono innamorati da dieci anni
con una donna che non hanno amato mai.
Chissà quanti ne hai veduti, chissà quanti  ne vedrai.
Nino capì fin dal primo momento,
l'allenatore sembrava contento
e allora mise il cuore dentro alle scarpe
e corse più veloce del vento.
Prese un pallone che sembrava stregato,
accanto al piede rimaneva incollato,
entrò nell'area, tirò senza guardare,
ed il portiere lo fece passare.
Ma Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore
non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore,
un giocatore, lo vedi dal coraggio, dall'altruismo e dalla fantasia
.............
.............
Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette
Quest altr'anno giocherà, con la maglia numero sette.

L'ABBIGLIAMENTO DI UN FUOCHISTA

Figlio con quali occhi, 

con quali occhi ti devo vedere,
Coi pantaloni consumati al sedere 

e queste scarpe nuove nuove.
Figlio senza domani, 

con questo sguardo di animale in fuga,
e queste lacrime sul bagnasciuga 

che non ne vogliono sapere.
Figlio con un piede ancora in terra e l'altro già nel mare,
con una giacchetta per coprirti 

ed un berretto per salutare,
e i soldi chiusi dentro alla cintura, 

che nessuno te li può strappare,
la gente oggi non ha più paura, nemmeno di rubare.
Ma mamma a me mi rubano la vita, 

quando mi mettono a faticare,
per pochi dollari nelle caldaie 

sotto al livello del mare.
In questa nera nera nave che mi dicono che non può affondare.
In questa nera nera nave che mi dicono che non può affondare.
Figlio con quali occhi 

e quale pena dentro al cuore.
Adesso che la nave se ne è andata 

e sta tornando il rimorchiatore.
Figlio senza catene, senza camicia così come sei nato.
Su questo Atlantico cattivo, figlio già dimenticato.
Figlio che avevi tutto e che non ti mancava niente
che andrai a confondere la tua faccia 

con la faccia dell'altra gente.
E che ti sposerai probabilmente 

in un bordello americano
E avrai dei figli da una donna strana 

e che non parlano l'italiano.
Ma mamma io per dirti il vero 

l'italiano non so cosa sia.
E pure se attraverso il mondo, 

non conosco la geografia.
In questa nera nera nave che mi dicono che non può affondare.
In questa nera nera nave che mi dicono, 

che non può affondare.

TITANIC

La prima classe costa mille lire, la seconda cento,
la terza dolore e spavento 

e puzza di sudore dal boccaporto

 e odore di mare morto.
Sior Capitano mi stia a sentire, 

ho belle e pronte le mille lire,
in prima classe voglio viaggiare 

su questo splendido mare.
Ci sta mia figlia che ha quindici anni 

ed a Parigi ha comprato un cappello,
se ci invitasse al suo tavolo a cena stasera, 

come sarebbe bello.
E con l'orchestra che ci accompagna, 

con questi nuovi ritmi americani,
saluteremo la Gran Bretagna col bicchiere tra le mani.
E con il ghiaccio dentro al bicchiere, 

faremo un brindisi tintinnante,
a questo viaggio davvero mondiale 

e a questa luna gigante.
Ma chi l'ha detto che in terza classe, 

che in terza classe si viaggia male,
questa cuccetta sembra un letto a due piazze, 

ci si sta meglio che in ospedale.
A noi cafoni ci hanno sempre chiamati, 

ma qui ci trattano da signori,
che quando piove si può star dentro, 

ma col bel tempo veniamo fuori.
Su questo mare nero come il petrolio, 

ad ammirare questa luna-metallo,
e quando suonano le sirene 

ci sembra quasi che canti il gallo.
Ci sembra quasi che il ghiaccio 

che abbiamo nel cuore,
piano, piano si vada a squagliare, 

in mezzo al fumo di questo vapore,
di questa vacanza in alto mare.
E gira, gira, gira, gira, l'elica
e gira, gira che piove e nevica,
per noi ragazzi di terza classe c

he per non morire, si va in America.
E il Marconista sulla sua torre, 

le lunga dita celesti nell'aria.
Riceveva messaggi d'auguri 

per questa crociera straordinaria,
e trasmetteva saluti e speranze 

in quasi tutte le lingue del mondo.
Comunicava tra Vienna e Chicago 

in poco meno di un secondo.
E la ragazza di prima classe, 

innamorata del proprio cappello,
quando la sera lo vide ballare, 

lo trovò subito molto bello.
Forse per via di quegli occhi di ghiaccio, 

così difficili da evitare,
pensò magari con un po' di coraggio, 

prima dell'arrivo, mi farò baciare.
E com'è bella la vita stasera, 

tra l'amore che tira ed un padre che predica,
per noi ragazze di prima classe 

che per sposarci, si va in America.
Per noi ragazze di prima classe 

che per sposarci, si va in America!

I MUSCOLI DEL CAPITANO

Guarda i muscoli del Capitano, 

tutti di plastica e di metano,
guardalo nella notte che viene, 

quanto sangue nelle vene.
Il Capitano non tiene mai paura, 

dritto sul cassero fuma la pipa,
in questa alba fresca e scura, 

che rassomiglia un po' alla vita.
E poi il Capitano se vuole 

si leva l'ancora dai pantaloni e la getta nelle onde
e chiama forte quando vuole qualcosa, 

c'è sempre uno che gli risponde.
"Capitano, non te lo volevo dire,
ma c'è in mezzo al mare una Donna Bianca.
Così enorme alla luce delle stelle
così bella che di guardarla uno non si stanca
".
Questa nave fa duemila nodi, 

in mezzo ai ghiacci tropicali.
Ed ha un motore di un milione di cavalli, 

che al posto degli zoccoli hanno le ali.
La  nave è fulmine, torpedine miccia, 

scintillante bellezza, fosforo e fantasia,
molecole d'acciaio, pistone, rabbia, 

guerra lampo e poesia.
In questa notte elettrica e veloce, 

in questa croce di novecento,
il futuro è una palla di cannone accesa 

e noi lo stiamo quasi raggiungendo.
E il Capitano dice al mozzo di bordo:
"Signor mozzo, io non vedo niente,
c'è solo un po' di nebbia che annuncia il sole,
andiamo avanti tranquillamente
"

CENTOCINQUANTA STELLE
Centocinquanta stelle in fila indiana,
in questa notte umida che sa di maggiorana,
in questa notte splendida che sa di malva
Centocinquanta stelle in questa notte calda.
Centocinquanta stelle o centocinquantuno,
ed io che le sto a contare in questo cielo di nero fumo,
le conto e le riconto e vai col tango,
in questa notte lurida che sa di fango.
E tirano certe bombe che nessuno se le aspettava,
in questa storica senza lapilli e senza lava.
E tirano certe bombe che sembrano dei giocattoli,
che ammazzano le persone, ma risparmiano gli scoiattoli.
Centocinquanta stelle e più di una scintilla,
in questa notte isterica che sa di camomilla
Centocinquanta stelle o millecinquecento,
ed io che le riconto e piano, piano mi addormento.
Centocinquanta stelle od una stella sola,
in questa notte ipocrita che sa di Coca Cola
Una notte così amichevole da dormire in un sacco a pelo.
Centocinquanta stelle in mezzo al cielo.
ROLLO & HIS JETS

Se potessi questa sera ascolterei volentieri
Rollo con gli amici suoi.
Come ai tempi che le radio funzionavano a valvole
e i bambini eravamo noi.
In un programma dalla sette alle sette e venti
andava in onda tutti i Lunedì,
Si intitolava se ricordo bene 

il discobolo o giù di li.
Una musica tutta chitarra e batteria,
L'altoparlante faceva croc,
ed il più esperto dei nostri amici, 

quelle canzoni le chiamava rock.
Se potessi questa sera ascolterei volentieri
Rollo con i suoi Jets.
E quel bassista mezzo messicano
soprannominato Chicco di caffè.
E il chitarrista con quel nome strano, 

chi se lo dimentica più,
con quel suo stile sudamericano, 

ma che ogni tanto svisava blues
Una musica...
se potessi questa sera ascolterei volentieri
da Rollo qualche novità
E' un po' di tempo che non si sentiva
ma questa sera è ritornato qua.
Con un programma che ci porta attraverso al mare,
fino all'America e pure più in la.
Le nere vele di una nave a  vapore da consegnare alla posterità.
Una musica...

SAN LORENZO

Cadevano le bombe come neve,
il 19 luglio a san Lorenzo
sconquassato il Verano
dopo il bombardamento
tornano a galla i morti
e sono più di cento.
Cadevano le bombe a San Lorenzo
E un uomo stava a guardare la sua mano.
Vista dal Vaticano,
sembravano scintille
l'uomo raccoglie la sua mano
e i morti sono mille.
E un giorno credi questa guerra finirà.
Ritornerà la pace ed il burro abbonderà
E andremo a pranzo la Domenica fuori porta a Cinecittà.
Oggi pietà l'è morta, ma un bel giorno rinascerà,
e poi qualcuno farà qualcosa,
magari si sposerà.
E il Papa la mattina da San Pietro
uscì tutto da solo fra la gente
e in mezzo a San Lorenzo,
spalancò le ali,
sembrava proprio un angelo con gli occhiali.
E un giorno credi questa guerra finirà....

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